Il Contesto Sociale del Distretto Socio Sanitario 31
La Cooperativa Arcobaleno opera in un contesto sociale difficile quale quello della fascia nebroidea della provincia di Messina.
La descrizione del contesto territoriale che segue si basa sulle analisi effettuate nell’anno 2004 dall’equipe di lavoro del Piano dio Zona del distretto Socio-Sanitario 31 di S. Agata Militello di cui Acquedolci fa parte.
Il Distretto 31 conta una popolazione complessiva di 77.284 abitanti, con una popolazione attiva (15-64 anni) pari a 49.279 unità, 19.530 anziani e 38.369 famiglie.
Si rileva che gli stranieri residenti sono 457 e risultano distribuiti in quasi tutti i comuni del Distretto, anche se si denota la presenza massiccia di immigrati non regolari, provenienti da paesi extracomunitari (nord Africa).
Tra i 18 Comuni del Distretto si registra un generalizzato e costante spopolamento di quelli montano-collinari (38.379 abitanti in 13 comuni), a vantaggio di quelli costieri (38.905 abitanti in 5 comuni). Il fenomeno è da ricondurre alla ricerca da parte del cittadino di una condizione di stato di benessere che trova una prima risposta nei comuni dove lo sviluppo socio-economico e dei servizi sembra aver raggiunto livelli più significativi.
Dai grafici è possibile osservare che il numero degli abitanti dei 5 paesi costieri (38.905) è superiore a quello dei 13 paesi montano-collinari (38.379) dell’intero distretto socio-sanitario.
Da ciò, il gruppo di lavoro del Piano di Zona, rileva l’esigenza di creare centri di aggregazione in modo da gestire il popolamento della costa favorendo la socializzazione tra individui provenienti da realtà diverse anche se appartenenti alla stessa realtà territoriale.
Il tessuto produttivo del territorio, si basa fondamentalmente su quattro settori: agricolo con un tasso di braccianti pari a circa il 60%, terziario pubblico, commerciale-manifatturiero, settore edile. Le attività industriali sono poco sviluppate.
Il lavoro a domicilio, non regolarizzato ed a volte sfruttato, trova diffusione nel territorio del Distretto e più in generale sui Nebrodi.
Infine l’edilizia continua ad offrire opportunità di lavoro non sempre nel rispetto delle condizioni di sicurezza.
Uno spazio difficile da quantificare è poi occupato dal lavoro nero che trasversalmente interessa tutti i settori produttivi e tutte le classi di età. La disoccupazione raggiunge alte percentuali distinguendosi tra quella giovanile, con circa il 60,7%, e quella generale con un valore di circa il 22% (dati ISTAT anno 1999).
Il quadro economico territoriale (dati CNEL anno 2002) del Distretto non si discosta dalla situazione registrata più in generale nella Regione Siciliana. Il reddito imponibile medio (stima CER anno 2000) è del 12% inferiore alla media nazionale con punte più alte nei comuni montani e con dinamiche differenziate per classi di età. La popolazione anziana, ad esempio, ha un reddito imponibile medio del 10% inferiore a quello nazionale (presumibilmente a causa di una equidistribuzione del reddito da pensione), mentre il resto della popolazione raggiunge il 14% in meno. Quasi il 45% della popolazione dichiara fino a 7.500 euro di reddito annuo. In molti casi il reddito da pensione appare il solo a disposizione del nucleo familiare.
La spesa sociale è sostenuta dal complesso dei comuni (come evidenziano i Certificati comunali ai Conti consuntivi anno 2000) e risulta inferiore a quella nazionale di quattro punti percentuali, nove punti nei comuni con una maggiore presenza di anziani.
La povertà e l’esclusione sociale nel Distretto socio-sanitario 31 rispecchiano le allarmanti percentuali rilevate dall’ISTAT per il 2002: una povertà relativa del 22,4% della popolazione ed una povertà assoluta pari all’ 8,9% di cui il 5,65% tra gli anziani.
Si rilevano situazioni di disagio soprattutto per le categorie di anziani e minori particolarmente per l’assenza di strutture socio-assistenziali e ricreative.
Tra i minori in difficoltà, in primo luogo vi sono quelli con problemi di handicap sul cui numero non si hanno dati certi per mancanza di una rilevazione sistematica. Particolarmente rilevanti sono le situazioni di disagio dovute al fenomeno dell’abuso dell’alcool tra i giovani (13-25 anni) e, negli ultimi anni, un aumento dell’uso di sostanze stupefacenti che, come rilevato dai Servizi Territoriali, si registra, come fenomeno sommerso.
Il territorio allo stato attuale risulta privo di strutture socializzanti o aggregative extrascolastiche. I luoghi dove i giovani possono riunirsi, al di fuori della scuola, sono rappresentati prevalentemente da bar o sale giochi.
Analisi dei Bisogni e della Domanda
Area Minori
in riferimento all’area dei minori è emerso che i bisogni individuati a tutela di tale fascia riguardano:
o Prevenzione dell’abuso sessuale e del maltrattamento minorile;
o Creazione di strutture residenziali a carattere familiare per minori e minore-madre;
o Servizi di sostegno psicologico-sociale e scolastico per minori appartenenti a nuclei familiari a rischio di emarginazione con problemi di carattere scolastico;
o Creazione e potenziamento di spazi gioco o di attività ludico-ricreative assistite che si realizzino come forme di integrazione alle reti familiari offrendo attività e momenti di aggregazione e socializzazione, ove il bambino abbia la possibilità di sperimentarsi in esperienze e contesti diversi da quello familiare;
o Sostegno alle funzioni genitoriali della famiglia:
- famiglie con minori affetti da handicap gravi;
- famiglie con disagio culturale.
o Sostegno economico a famiglie in difficoltà economiche con minori a carico o con la presenza di un solo genitore;
o Potenziamento e divulgazione della cultura dell’affido familiare nei confronti di quei minori inseriti in contesti familiari di forte disagio, per i quali si rende necessario trovare un’immediata risposta di allontanamento dal contesto familiare di origine;
o Potenziamento degli asili nidi;
o abbia la possibilità di sperimentarsi in esperienze e contesti diversi da quello familiare;
o Valorizzazione della cultura dell’adozione;
o Potenziamento dei consultori familiari presenti nelle zone interne del distretto, prevedendo l’impiego a tempo pieno delle figure professionali di Sociologi ed Assistenti Sociali
La rete dei servizi e degli interventi coinvolti si pone come obiettivo primario la tutela del minore che si trova nella condizione di subire disagi, carenze, abusi all’interno della famiglia o all’interno delle diverse istituzioni sociali. Occorre, quindi, poter assicurare al minore una figura genitoriale di riferimento che sia di guida per la vita, per evitargli i rischi rilevanti a cui può andare incontro se non si creano le condizioni ideali di un ambiente sereno, ove il processo di costruzione del sé e dell’identità non proceda serenamente, il minore avrà una rappresentazione del sé frammentaria, distorta e bloccata.
Area Famiglia
Negli ultimi decenni la struttura familiare ha subito nella nostra realtà territoriale, come anche nel resto del nostro Paese, notevoli trasformazioni, passando da un tipo di famiglia estesa con più nuclei che convivevano all’interno della stessa abitazione, a famiglie mononucleo (genitori-figli).
La famiglia ha rappresentato per lungo tempo il fondamentale ed unico sistema di sostegno e di risposta alle esigenze di aiuto e di assistenza dei soggetti più deboli.
Successivamente fattori quali l’instabilità matrimoniale, il progressivo invecchiamento della popolazione, il cambiamento strutturale della composizione familiare hanno limitato di fatto la loro capacità di fornire supporto e sostegno alle categorie più deboli (minori, anziani autosufficienti e non, o portatori di handicap) finora affrontate anche con l’aiuto della solidarietà sociale. Ciò comporta il riconoscimento che le problematiche espresse all’interno del contesto familiare siano al centro della programmazione sociale e territoriale attraverso interventi che valorizzino e sostengono concretamente la famiglia stessa.
La L. 328/2000 (legge quadro per la realizzazione del sistema integrato di interventi e servizi sociali) e l’attività programmatica del distretto, si prefigge di promuovere attività di sostegno e aiuto nei confronti della famiglia in situazione di disagio psico-sociale.
I bisogni rilevati per l’area famiglia risultano essere:
o Aiuto alle famiglie monoparentali con figli minori o adulti in condizione di disabilità;
o Aiuto alle famiglie multiproblematiche (con minori disabili, presenza di anziani autosufficienti e non, in situazione di separazione);
o Sostegno alle competenze genitoriali (attività finora svolta esclusivamente dai Consultori Familiari).
o Aiuto economico richiesto dalle famiglie il cui reddito, anche a fronte di un elevato indice di disoccupazione o occupazione parziale, chiaramente non risulta essere sufficiente al sostentamento della prole.
Le situazioni di maggiore disagio sono particolarmente evidenti per i minori e per gli anziani. In particolare per i giovani di età compresa tra i 13 e i 25 anni è possibile rilevare una situazione di disagio legata all’abuso di alcol e all’uso di sostanze stupefacenti.
Nonostante in tal senso non vi siano dei dati ufficiali tali attività sembrano essere in continuo aumento tra i giovani e appare palese come l’età di iniziazione a tali esperienze si abbassi sempre più nel corso degli anni sfiorando, in alcuni casi, anche i 9-10 anni. È inutile sottolineare come tutto ciò rappresenti un quadro critico della situazione minorile sociale di questa cittadina ed è difficile capire perché i giovani ricerchino una sorta di evasione dalla realtà attraverso l’alcol e la droga. Probabilmente crescere e diventare adulti rappresenta per i giovani una sfida sul piano personale, cognitivo e sociale che da soli non riescono ad affrontare. È, dunque, necessario fornire una guida a questi ragazzi, esterna al contesto familiare, capace di ascoltare e supportare nei periodi critici dell’adolescenza. Un’attenzione particolare deve essere rivolta ai giovani di età compresa tra i 14 e i 18 anni in modo da attuare un’azione di prevenzione alla devianza sociale.
Un’altra categoria di persone che vive una situazione di disagio è rappresentata dagli immigrati anche se, ancora una volta, i dati ufficiali non forniscono una stima reale del fenomeno e il numero degli immigrati è di gran lunga superiore a quello registrato. Questi sono rappresentati da interi nuclei familiari con figli di età compresa tra i 0 e 19 anni che purtroppo si trovano spesso a vivere in situazioni di emarginazione sociale. Le relazioni con persone appartenenti a culture diverse sono molto difficili da gestire proprio perché caratterizzate da stili di vita differenti. In tal senso è opportuno fornire un supporto, anche semplicemente attraverso incontri ricreativi, volto alla condivisione di esperienze di vita appartenenti a culture diverse in modo da favorirne l’integrazione socio-culturale.
Il Contesto Sociale di Acquedolci
I dati relativi alla situazione sociale di Acquedolci sono in linea con quelli dell’intero Distretto di appartenenza. La popolazione della cittadina è composta da 5.485 persone (fonte anagrafe comunale anno 2007), ed aumenta notevolmente con il passare degli anni: dal 1861, anno della prima rilevazione ISTAT ad oggi, la popolazione residente nell’allora borgata, è andata sempre più crescendo. La popolazione attiva (15-64 anni) è di 3.622 unità ed è equivalente a poco più del 65% del totale. Dai dati ufficiali è possibile rilevare che 1.613 persone sono di età compresa tra 0 e 24 anni e il numero di iscritti alle scuole primarie è di 600 unità. Il rapporto tra anziani (over 65) e giovani (under 14) è di circa 1/1. Si evidenzia, quindi, che il 30% della popolazione è costituito da giovani e bambini (0-24 anni).
Acquedolci conta ufficialmente 122 unità di immigrati ma ancora una volta i dati ufficiali non forniscono una stima reale del fenomeno e il numero degli immigrati è di gran lunga superiore a quello registrato.